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Colombo, Cristoforo

L’ammiraglio in capo del Mare Oceano

Alla fine del 15° secolo l’Europa aveva conseguito enormi progressi in campo tecnico e scientifico: la diretta conseguenza di tali progressi furono le navigazioni oceaniche e le grandi scoperte geografiche. Con lo sbarco in America del 1492 il genovese Cristoforo Colombo diventò l’eroe di questa grandiosa avventura che permise all’Europa di conquistare e colonizzare immensi territori e di avviarne lo sfruttamento economico, impadronendosi per secoli di enormi ricchezze

Un genovese impara le arti della navigazione

Nonostante siano state fatte le ipotesi più disparate circa le origini di Cristoforo Colombo, i suoi maggiori biografi concordano sul fatto che fosse nato a Genova nella seconda metà dell’anno 1451 da una famiglia di tessitori. Molto giovane cominciò a navigare al servizio di mercanti genovesi e si imbarcò su bastimenti adibiti al grande traffico commerciale marittimo che facevano la spola tra il Mediterraneo, l’Inghilterra, le Canarie e le coste occidentali dell’Africa. Durante questi viaggi di lungo corso Colombo imparò a conoscere i venti, le correnti e le rotte trasversali dell’Atlantico, ossia le rotte governate dagli alisei, i venti che per mesi e mesi soffiano sempre nella stessa direzione e che da allora per molti secoli verranno sfruttati dalle navi mercantili in procinto di effettuare la traversata atlantica in direzione dei Caraibi. E saranno proprio gli alisei molti anni dopo a sospingere la spedizione di Colombo verso le Americhe, al di là dell’Oceano Atlantico. Dal 1476 Colombo inizia a navigare al servizio dei Portoghesi e di lì a qualche anno si trasferisce in Portogallo dove riprende il mare per nuove imprese.

I Portoghesi, grandi marinai

Già da alcuni decenni i Portoghesi esploravano le coste dell’Africa occidentale in cerca di oro e di spezie, e soprattutto di schiavi. Il piccolo regno del Portogallo, infatti, fu il primo paese europeo che si lanciò alla conquista degli oceani. Colombo imparò dai Portoghesi, i migliori marinai di quei tempi, molte cose importanti sull’arte della navigazione: in particolare come allontanare le navi dalle coste battute da venti e correnti molto forti. Infatti, mentre scendevano e risalivano lungo le coste occidentali dell’Africa, i Portoghesi, per evitare i tratti di costa con vento contrario, lanciavano le loro navi in mare aperto, nell’Oceano Atlantico, e poi con una virata tornavano sotto costa.

Pochi anni prima che Colombo partisse per il suo viaggio che lo avrebbe condotto nelle Americhe, il navigatore portoghese Bartolomeu Dias toccava per primo il Capo di Buona Speranza, il punto più a sud dell’Africa, e, doppiatolo, iniziava l’esplorazione delle coste orientali (scoperte geografiche).

Alla ricerca di soldi

Al ritorno da una spedizione portoghese in Guinea, sulle coste occidentali dell’Africa, una zona strategica per il traffico degli schiavi e dell’oro, Colombo ha già pronto un suo straordinario progetto: raggiungere l’Asia, l’Oriente, navigando dalla parte opposta, ossia verso occidente. Fu probabilmente negli ultimi mesi del 1484 che Colombo fece la sua proposta al re di Portogallo Giovanni II. Questi, più interessato all’espansione economico-militare sulle coste africane, rifiutò di finanziare una spedizione tanto rischiosa. Colombo, allora, s’imbarcò per la Spagna, con l’intenzione di proporre il suo progetto ai sovrani spagnoli Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia.

Dopo anni di tentativi andati a vuoto, la regina Isabella acconsentì al suo progetto. Il 17 aprile 1492 Ferdinando e Isabella approvavano ufficialmente la grande impresa di Colombo e lo nominavano viceré e governatore di tutte le terre eventualmente scoperte durante il viaggio. I sovrani ribadivano anche le finalità commerciali della spedizione di Colombo: la scoperta di una via marittima più breve e meno dispendiosa per sfruttare i ricchi mercati della Cina e del Giappone.

Raggiungere l’Oriente navigando verso Occidente

Le ipotesi formulate da Colombo alla vigilia del suo viaggio si rivelarono alla prova dei fatti clamorosamente errate. Colombo, infatti, intendeva raggiungere l’Asia ‒ ‘le Indie’, come allora venivano chiamate ‒ navigando verso occidente. Egli sperava così di scoprire la rotta più breve per l’Asia facendo vela per ponente. Ma questo era un viaggio impossibile da realizzare perché proprio in mezzo all’Oceano Atlantico si trovava un enorme continente di cui sia Colombo sia i suoi contemporanei ignoravano l’esistenza. La scoperta dell’America, dunque, fu dovuta interamente al caso, e lo stesso Colombo ammise di avere scoperto un nuovo continente soltanto nel 1498, nel corso del suo terzo viaggio nelle Americhe. Ma nel frattempo in Europa si era diffusa la notizia della scoperta di nuove terre, anche se ancora non era chiaro in quale continente fossero collocate.

Inizia l’avventura

Nel 1492 la Niña, la Pinta e la Santa Maria, le tre navi della spedizione, erano pronte per partire nel porto spagnolo di Palos, in Andalusia. Colombo salì a bordo della sua ammiraglia, la Santa Maria, poco prima dell’alba di venerdì 3 agosto e ordinò ai suoi uomini di salpare. Le tre navi trasportavano circa novanta uomini e nessun soldato. Ciascuna imbarcazione, invece, aveva il proprio chirurgo. Dopo un duro viaggio, il 12 ottobre 1492 fu avvistata la terra: non si trattava dell’Asia, però, ma di un’isola dell’arcipelago delle Bahamas, battezzata da Colombo San Salvador. Le terre raggiunte non nascondevano tesori e grande fu la delusione della corte spagnola. Colombo, dopo essere approdato anche a Haiti (da lui battezzata Hispaniola), fece ritorno in Spagna nel marzo 1493 accolto comunque da grandi onori.

L’anno successivo Spagnoli e Portoghesi iniziavano a dividere il mondo in zone d’influenza. Con il Trattato di Tordesillas (1494), l’Oceano veniva tagliato in due da una linea retta che correva dal Polo Nord al Polo Sud: a ovest di questa linea tutte le terre erano di proprietà della Spagna, a est del Portogallo. Grazie alle grandi scoperte geografiche del 15° e 16° secolo, gli Europei iniziavano la loro conquista del mondo.

Il giornale di bordo di Cristoforo Colombo

Durante il suo primo viaggio di scoperta Colombo scrisse un diario di bordo che purtroppo è andato perduto. Se ne è conservato, però, un riassunto, opera di un missionario spagnolo, Bartolomé de Las Casas. Nel suo diario Colombo annota le sue impressioni sulle popolazioni incontrate: “Non portano armi, né le conoscono: giacché io mostrai loro delle spade, ed essi le afferrarono per la lama e si tagliarono, a cagione della loro ignoranza; non hanno ferro”. In una lettera inviata ai sovrani spagnoli Colombo sottolinea la generosità di questi popoli: “Essi sono così ingenui e generosi rispetto a tutto ciò che hanno, che nessuno che non l’abbia visto potrebbe crederlo; nessuna cosa che essi possiedano, se richiesti, la rifiutano; al contrario essi vi invitano a dividerla con loro”.

Ben presto, però, la loro diversità fu considerata una colpa: non conoscevano il Dio dei cristiani, andavano in giro seminudi, non seguivano le regole europee del vivere civile. Gli Europei fondarono sulla violenza il loro rapporto con questi popoli appena incontrati e ne provocarono lo sterminio.

Gli ultimi viaggi

Negli anni successivi Colombo ripartì più volte per le Americhe nella speranza di trovare quelle ricchezze tanto agognate dai sovrani spagnoli. In alcune delle sue spedizioni lo accompagnarono i fratelli, e uno di loro, Bartolomeo, fondò Santo Domingo.

Ma il malcontento della corte spagnola, che aveva speso molto denaro per una gloria solo simbolica, e le accuse mosse allo stesso Colombo per la violenza e i disordini che dilagavano nei territori americani da lui amministrati, lo fecero finire in galera. Liberato per intervento della regina Isabella, fece un ultimo viaggio durante il quale costeggiò l’attuale Honduras e tornò in Spagna nel novembre 1504. Morì dimenticato da tutti a Valladolid il 20 maggio 1506.

Il progresso tecnologico

La caravella, la nuova imbarcazione costruita dai Portoghesi nella prima metà del 15° secolo, fu senz’altro la grande protagonista dell’era delle navigazioni. Molto più leggera e manovrabile delle imbarcazioni precedenti, si muoveva velocemente sull’acqua grazie alla chiglia stretta che opponeva meno resistenza all’acqua.

Molto importanti furono anche i nuovi strumenti per la navigazione: per esempio il quadrante nautico, che serviva per calcolare la latitudine in base all’altezza degli astri.